venerdì 14 maggio 2010

CIBUS






Ne avevo visto la pubblicità all'altezza di Parma, lungo l'autostrada. "Cibus. Andiamo?" Si scherzava, ma tutto ciò che è cibo esercita un certo fascino a casa mia... Qualche giorno dopo arriva la telefonata dell'amica, ho la possibilità di avere un invito per Cibus, interessa? emmelodomandi????
Ho tempo per organizzare l'appaltamento figli (sante amiche!), mi guardo i treni e vado. Giovedì, ultimo giorno.

Lascio il marito alla stazione di Piacenza, lui a lavorare, io a divertirmi (santo marito!) .
Arrivo, varco la soglia, dove vado? Non sono scientifica, non seguo le piantine. Sinistra, il padiglione dei salumi. E mi immergo in schiere di prosciutti, affettatrici a mano scintillanti come auto d'epoca, culatelli in cornice degne di quadri d'autore, salami di ogni genere.
Mortadelle tagliate a cubetti o al coltello con tanto di mastro salumiere che ne decanta le qualità,





pane e salame, grissini e prosciutto, pancetta e sottaceti. Dolce, piccante, sapido e insolito. Di tutto.
Lo strolighino di culatello, morbido come un burro e la mortadella di bufalo, mai assaggiata prima, gusto nuovo, molto più delicato di quella di maiale. Una piacevolissima scoperta. Assaporo tutto, compresa la simpatia degli espositori con quell'accento che mette allegria.

Proseguo il mio giro, tocco le regioni: olive e olio, salsine da abbinare ai formaggi (una marmellata di arance e timo su un pecorino), piatti pronti industruali e prodotti artigianali anche nuovi, come il gelato allo zafferano o alla ricotta romana e pesto di olive (a dir la verità preferisco i gusti tradizionali).
Mi soffermo affascinata a sentire la spiegazione del funzionamento di un forno per ristorazione combi, con affumicatore esterno. Guardo lo chef preparare bicchierini di pollo affumicato, sedano e mela e me ne gusto il contenuto, proseguo.
Mi fermo davanti a una teca con mozarelle di ogni forma, surgelate. Mi viene spiegato che dopo l'impasto a 80 gradi, la mozzarella non viene lasciata raffreddare, ma viene abbattuta subito la temperatura e surgelata. In questo modo mantiene tutte le proprietà intatte. Interessante.

Le mie radici mi portano nella zona del Piemonte, sorseggio un calice di Ghemme e mi si scioglie in bocca un po' di robiola d'Alba. Rubatà, toma, giro l'angolo: birra artigianale. Mi piace la birra, quella artigianale ho imparato ad amarla col tempo, prima la Baladin (coi caprini di montagna e la mocetta di cinghiale era uno spettacolo) poi le altre, come quella dei frati del monastero vicino a casa mia. Queste che ho assaggiato erano veramente ottime, da quella falsamente leggera di malto di riso, da bere come aperitivo insieme ai mirtilli, alla nera, ottima per cucinare.

Arrivo, non so come, nella parte dedicata ai dolci. Un tripudio di biscotti, paste di mandorle, panforti, torte e caramelle. Mi ricordo di aver letto che anche le Sorelle Nurzia avevano uno stand a Cibus e per la prima volta tiro fuori la cartina. Li trovo, saluto e mi presento. "Sono una delle 99 colombe" L'elegante signora che sta lavorando al tavolo si alza, mi sorride e mi porge la mano. "Non sono Mara, sono la titolare. "E amabilmente mi intrattiene per qualche minuto, mi riempie di biscotti, nel frattempo accoglie un amico straniero, racconta alla moglie dell'amico la storia del torrone Nurzia e ci fa assaggiare la novità, il torrone morbido agli amaretti.
La saluto, scatto con la mia misera compatta qualche foto e vado. Mi rimane la contentezza di aver reso reale ciò che ci ha appassionato nel periodo di Pasqua e l'ammirazione per questa donna forte ed elegante, fiera e di classe (oltre che un bel po' di dolci per far contenti i bimbi)




Ancora cibo e ancora stand, alcuni bellissimi, come questo di un pastificio abruzzese, con macchine d'epoca,



altri dal design accattivante e originale, come queste esposizioni dentro il container.





Sono quasi alla fine del mio giro, sorvolo rapidamente il padiglione dei formaggi perchè molti espositori stanno già sbaraccando e non c'è più molto da vedere (sono piena, non posso più mangiare nulla!!) e torno indietro. Quasi paradossalmente il mio viaggio nel Cibus finisce nello stand della padrona di casa, insieme ai salumi, la Barilla. E rimango colpita, oltre che da Guido Barilla che in maniche di camicia intrattiene gli ospiti, anche da come è stato concepito lo stand. Sobrietà e tecnologia, video e touch screen, poltrone perchè il pubblico possa riposarsi e, come in un moderno museo, i prodotti sistemati in una teca illuminata. Sobrietà di linee e di colori (il blu e il bianco).

E' ora, non posso approfittare troppo della bontà delle amiche... a casa!







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